itaeng artwork Jean Tori Design
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"Tazze, Teiere e Paesaggi"
2013, Galleria Atelier Il Camino, Villa Prosperi Vitelli, Citerna

Una mostra con dei quadri in miniatura di Jean in collaborazione con Fanette Cardinali e le sue ceramiche esposte nel palazzo rinascimentale dei Vitelli a Citerna.

"Draghi, scimmie e alberi di melograno: storie di immagini colorate"
2008, Galleria D'arte La Loggia, Sansepolcro

Dal catalogo della mostra.

Oggi ci fai vedere i tuoi “lavori”, si tratta di un “lavoro” molto particolare nel quale la fatica di una applicazione e una dedizione non possono che essere quotidiani e si uniscono alla necessità del “gioco”, della fantasia e della meraviglia. Lo stupore e la capacità di scoprire sempre il mondo sono parti inscindibili del fare arte, elementi di un atteggimento verso la vita, come sei tu, formando un carattere, un linguaggio e gli strumenti per esprimersi e comunicare.

Hai scelto la via della forma semplice, con la padronazna dei tuoi strumenti proprio per poterli trasformare col tuo sentimento, transcendendo fino alla poesia, in una ricerca incessante di armonia – la discipilina e la constanza, il bisogno di meditazione, persino il silenzio, che possono consentire alla tua “personalissima” inclinazione alla “gioia” di esprimere la tua creatività in opere di bellezza per te e per gli altri.

Alessandro Kokocinski
 
"Oroscopi e Teiere"
2006, Tè verde, Panteone, Roma


Jean Tori, pittrice, viaggiatrice, amante del tè e collezionista di teiere. Dipinge, evocando memorie di viaggi nell'Oriente, ricordando bamboo, porcellana blu e lacca rossa, tappeti da Shangai e i segni dello zodiaco cinese. Poi, dopo un soggiorno di trent'anni in Asia, fra il vivere e il dipingere coi colori, tornando dall'Oriente in Umbria, le sue teiere dipinte su carta di gelso si ritrovano circondate dai toni intensi delle colline umbre: un quadro a cielo aperto. Teiere, colore e uno zodiaco di animali, circondati da una sala da tè cinese. Essenziale come il tè verde.

 
"Asia, Umbria. Vivere nei colori"
2003, Art Hotel, Via Margutta, Roma

LIVING IN COLOUR - Introduzione al catalogo

La bellezza dei paesaggi, la ricchezza del patrimonio storico artistico, l'ottima qualità della vita che caratterizza le regioni del centro Italia, ormai da decenni attirano un numero sempre maggiore di stranieri. E' sufficiente scorrere gli elenchi telefonici per farsi un'idea di quanti inglesi, americani o tedeschi hanno messo su casa nelle campagne o nei borghi di Toscana, Umbria e Marche. La maggior parte di loro frequenta solo connazionali, tende ad isolarsi limitando al minimo i contatti sociali con il territorio che li ospita. Altri invece, pochi in verità, si integrano con i residenti, fanno proprie le tradizioni locali e assorbono con curiosità ed entusiasmo quanto di meglio gli viene offerto. Insomma, instaurano un rapporto profondo e affettuoso con la nuova terra di adozione. Tra questi pochi c'è, senza dubbio, Jean Tori. Inglese di nascita, Jean dopo i suoi studi artistici si trasferisce in Oriente, prima in Corea poi ad Hong Kong, per circa tre decenni. Nel 1996, alla vigilia del passaggio della colonia britannica alla Cina, Jean torna in Europa e sceglie di vivere in Italia. Solo dopo una paziente ed attenta ricerca sceglie il suo buon ritiro: un casolare nell'Alta Valle del Tevere umbra. La varietà e la dolcezza del paesaggio, l'integrità dell'ambiente, la prossimità di tanti centri artistici l'anno conquistata. Magari senza saperlo, prova le stesse sensazioni descritte circa due millenni or sono dal dignitario e letterato romano Plinio il Giovane in una lettera all'amico Apollinare: "...L'aspetto del paese è bellissimo: immagina un anfiteatro immenso e quale soltanto la natura può crearlo. Una vasta e aperta piana è cinta dai monti e le cime dei monti hanno boschi imponenti e antichi. (...) Proveresti un gran piacere se riguardassi questa regione dall'alto dei colli. Ti parrebbe infatti di scorgere non delle terre, ma un quadro dipinto con incredibile maestria. Da tanta varietà, da così felice disposizione gli occhi traggono diletto ovunque si posino." Trovato il suo posto in prima fila in quello che ha scelto essere il teatro della sua vita, Jean si impegna con entusiasmo nella ristrutturazione del casolare con un rispetto pignolo dell'architettura originaria e dell'uso dei materiali edilizi tradizionali. Un lavoro questo che la mette in contatto quotidiano con la gente del posto e soprattutto gli artigiani di cui apprezza le capacità ma anche la semplice umanità e la discreta dignità tipica degli Umbri. A ristrutturazione ultimata arricchisce gli interni con i tanti preziosi ricordi dei suoi lunghi soggiorni orientali. Quadri, sculture, mobili scelti con cura negli anni formano il suo personalissimo museo, lo scrigno che conserva la memoria degli interessi, delle passioni di una vita. Questi brevi cenni biografici sono, a mio parere, fondamentali per comprendere l'artista e le sue opere che altrimenti sfuggono ad una precisa attribuzione a scuole pittoriche, agli influssi dei grandi maestri dell'arte, a schemi artistici prefissati. L'originalità delle opere di Jean è tutta nella semplicità con la quale riesce a sintetizzare il suo personale incontro tra Oriente e Occidente, a trasmettere allo spettatore il mondo che ha interiorizzato nella sua memoria.
Nei suoi quadri, gli oggetti delle sue collezioni orientali sembrano animarsi e pieni di colori e di luce vanno a porsi al fianco di animali fantastici, di piante esotiche e di chiese e castelli medievali. Una fatica, quella di Jean, di imitazione e riproduzione di tutto ciò che ama, che produce nello spettatore una festa per gli occhi e regala una magica armonia. Una sensazione piacevole di un viaggio tra paesaggi conosciuti ma di volta in volta popolati da figure fantastiche o reali che si trasfigurano e trasmettono luci e colori inusuali. Un viaggio riposante che trasmette tranquillità. Tra le dolci colline umbre dove Francesco d'Assisi andava predicando ad uomini e animali, ci sembra mansueta anche la tigre del calendario cinese o inoffensivo e pacioso anche il grande pastore tedesco che fa la guardia al casolare di Jean. I quadri di questa mostra "Asia, Umbria, vivere nei colori" ci fanno pensare ad un viaggio che come un sogno ad occhi aperti non è dettato né dalla necessità né dal turismo consumista. Un viaggio senza confini da attraversare senza mete da raggiungere se non quella del godimento dell'armonia, del piacere di magiche atmosfere. Il felice incontro che Jean ci propone tra la festa di colori e la sapienza calligrafica orientale e i paesaggi, le architetture e la geometria occidentale diventa una sorta di ponte verso un mondo nuovo. Un mondo che per alcuni può essere il regno della felicità ascetica della tradizione orientale, per altri una sorta di Arcadia o di paradiso in terra della tradizione occidentale. Ma un mondo dove le barriere burocratiche o culturali sono bandite senza strappi e senza violenza, dove l'utopia universale di un mondo migliore esalta le differenze e apre la strada alla convivenza, al dialogo e alla tolleranza. L'utopia universale di un mondo migliore, di un mondo a colori.

Paolo Lupatelli
 
"In Umbria. Un viaggio di colori tornando dall'oriente"
1999, Monument of the Convent of Santa Giuliana, Perugia

NATURALEZZA E ARTIFICIO - Introduzione al catalogo

Anche per un artista di provata sensibilità e di consolidata cultura, il contatto con culture altre è in grado di attivare capacità creative latenti. Per questa artista il viaggiare non è stato solo questione di spostamento fisico ma anche intellettuale; viaggiando si apre a nuove prospettive e così, varcata una soglia, ella si trova a guardare le cose in modo nuovo e parimenti a renderle visibili, con intensità. Questo è il modo di essere artista di Jean Tori, intenso, tanto da permettergli di percepire e quasi simultaneamente di svelare un suo peculiare mondo artistico. Oggi che - non soltanto in arte - le questioni riguardanti la complicanza e l’inaccessibilità dei linguaggi sembrano diventati la norma, un atteggiamento consapevole che trae dal massimo dell’artificio una sorta di naturalita’ piacevole ed evocativa è da considerarsi raro. La cultura e l’arte devono ovviare a questa carenza, impegnandosi a tutelare la propria storia, ovvero la dignità del loro proprio essere dentro la rarità, intesa non come distanza ma piuttosto come contiguita, vicinanza con l’altro e con il mondo, in una complessità che enigmaticamente deve farsi naturalità, naturalezza. Questa conquista della semplicità diventa una sorta di rivelazione; potenza del sentire che non ha bisogno di arcani, ma vive di una freschezza quasi primeva, dove le tensioni dell’arte si stemperano in una sorta di voluta elementarità che sembra rendere questa artista immune da alcuni dei vizi tipici dell’arte di questo periodo. E’ una specie di movente poetico che la conduce alla conquista della semplicità, perché essa è consapevole che tale semplicità e naturalezza sono rivelatrici. In alcune sue opere l’influsso di un esotismo non di maniera è arricchito da vaghe reminiscenze di arte occidentale, magari percepibili solo dal nostro occhio abituato a vedere anche in opere dotate di una loro singolarità, vaghi influssi forzosi, provenienti ipoteticamente dal Doganiere Rousseau o da Matisse ad esempio. Ma questo dicevamo potrebbe essere un riflesso condizionato che ci proviene dalla nostra cultura, perché di fatto il lavoro della Jean Tori mantiene una sua particolare indipendenza creativa e una sua libertà esemplari. Utilizza colori squillanti e carte preziose, perseguendo un suo stile riconoscibile e difficilmente inseribile all’interno di facili schematismi, impossibile da ricondurre ad idee preconcette. Nel suo recupero dell’elementare e dell’esotico l’artista ritrova una memoria che porta in sé delle qualità espressive che veicolate dalla sua un’indubbia eleganza formale rivelano una capacità di distillare tramite una particolare forma di essenzialità ricca di senso che dovrebbe essere alfine lo scopo precipuo di ogni opera d’arte.

Edgardo Abbozzo
 
"Fantasia e ancora più fantasia "
1993, Mandarin Oriental Fine Arts, Hong Kong


INTRODUZIONE AL CATALOGO

Jean Tori sembra avere trovato, in Asia, tutto quello della quale ha bisogno per la sua arte. Magari ci sono anche state influenze dalla sua nativa Inghilterra e dall’Italia, dove incontrò suo marito, Ugo.
Ma, è in Asia, dove i Tori hanno viaggiato e collezionato arte, che lo stile di Jean sembra essere fiorito ed è stato a Seul, nel 1975, all’età di 35 anni, dove ha avuto la sua prima mostra.
La collezione d’arte dei Tori è per la maggior parte focalizzato sull’arte coreano folcloristico e c’è qualcosa nel suo stile naif e tradizionale che ha dei riflessi nei quadri di Jean.
Jean ha adottato la maggior parte dei suoi soggetti dall’Asia; dai paesaggi, agli animali – specialmente i dodici segni dello zodiaco cinese/buddista. Dall’Asia proviene anche il suo senso tattile della tessitura – come le decorazioni, saturati di colori dei ricami cinesi, e le forme intarsiate dei cloisonnè.
Lei è un artista del tangibile, dipingendo la vita che conosce, anche se con molto più colore e stile di qualsiasi fotografia. Molte delle sue immagini dimostrano posti dove lei o i suoi amici hanno vissuto. Spesso lei è commissionata a creare dipinti che dimostrano vari aspetti della vita della persona.
Lei fa parte della tradizione di quelli artisti che provano gioia nelle ispirazioni dei propri dintorni e i propri ambienti ed in questo lei ha delle affinità con van Gogh, Matisse, e – più vicino a casa nostra – Louis Chan. E come quest’ultimo lei usa la realtà come un passaggio verso un riflesso di un mondo molto più fantastico.
È come se non ci fossero giunture, come se fosse tutto fluido, sia lo stile di vivere di Tori, che include anche la sua grande generosità, sia la decorazione vivace di casa sua basato sulle tradizioni dell’arte asiatico folcloristico, sia la sua collezione d’arte, tutto gioisce nelle immagini. Il tutto che ha in comune l’essere aperti e il fascino accessibile del lavoro di Jean, che si riflette anche nel suo calore umano, la sua curiosità dell’Asia e quella generosità che fa si che chi guarda un suo dipinto trova davanti sia un qualcosa che riconosce, sia un piacere.

Henry Steiner
 
"Fantasia su carta"
1985, American Club, Tokyo, Giappone

THE JAPAN TIMES - "Profilo di personalità : Jean Tori", Febbraio, 1985

Quando la gente guarda i quadri Jean Tori, a lei piace vederli sorridere, fare un passo indietro, aggiustare la loro visione e ritornare a guardarle. “Non è che li voglio confondere con i miei dipinti, ma magari attraverso i miei occhi loro riescono a vedere che c’è un po’ più di luce, vita e senso dell’umorismo nel mondo, di quello che pensano”, dice Jean.
Jean Tori è cresciuta nella campagna e vicino al mare in Inghilterra. È stata influenzata fortemente dalla natura dei fiori e i loro colori. Da allora ha viaggiato molto, studiato, esperimentato e i suoi materiali e stili di pittura hanno cambiato così tanto attraverso una grande vitalità che lei chiama i suoi risultati artistici delle “fantasie”. I suoi colori hanno sviluppato una propria vivacità. I suoi disegni descrivono movimento e creano immagini dettagliati. Lei dice, “non c’è niente di mistico nel mio lavoro, dipingo solo quello che vedo con i miei occhi”.
Alla Scuola di Arte, (Accademia Belle Arti), Tori prese un diploma in Pubblicità, Design e Allestimento. Dopo aver studiato, si trasferì in Italia. “L’essere in Italia, circondata da tutta l’arte incredibile – per esempio ogni portone che si affacciava su un giardino segreto all’interno di un palazzo – mi ha dato una prospettiva diversa e un scossone alla mia immaginazione,” dice Tori. Al suo ritorno in Inghilterra, lavorò agli allestimenti di vetrina nei grandi magazzini e di sera insegnò la teoria del colore nella sua vecchia scuola di arte. Quattro anni dopo, nel 1964, ritornò in Italia per sposare il suo marito italiano.
Nel 1971, la coppia e la loro figlia di due anni si trasferirono in Corea del Sud. I templi coreano hanno riattivato un interesse nell’architettura che Tori ha sempre avuto. In più, fu molto colpita dal senso di umorismo sottile, lo stile e i colori dell’arte folcloristica coreana. Ha detto, “ho scoperto la tessitura della carta fatta a mano e ho imparato a fare panelli coreani, che faccio ancora per fare i miei quadri”. In uno stile innovativo lei ha preso il sistema antico di fare panelli con la carta e li ha trasformati in panelli duri, aggiungendo sempre più strati di carta per indurirle e sulla quale dopo pitturare sopra. Artisti coreani gli hanno detto che così facendo i suoi panelli sarebbero durati mille anni. Tori ha fatto la sua prima mostra privata in Seul, nel 1975, l’anno prima di trasferirsi a Hong Kong. Nei suoi viaggi in Asia, lei ha collezionato pezzi d’argento antichi e altri pezzi di perline per collane, creando collane di suo disegno in quanto sembrano l’estensione tre dimensionale della sua arte.
Per chiunque dovesse richiedere una commissione dipinto da lei, questi quadri diventano la storia della vita della persona attraverso simboli e colori, segni zodiacali cinesi, natura e disegni architettonici, animali e passatempi, come se stesse dipingendo un puzzle, tutto mescolato insieme in un suo disegno. Il risultato è un originale illustrazione di una persona completa.
A Hong Kong, Tori ha avuto varie mostre sia da sola che in gruppo. La sua prima mostra a Tokyo, intitolato “Fantasia sulla carta” sarà tenuta il 25 febbraio fino al 10 marzo alla galleria Genkan alla Tokyo American Club. Jean Tori sarà presente nella galleria nei pomeriggi e nei weekend.

Vivienne Kenrick
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